sabato 23 gennaio 2016

A COLPO D'OCCHIO- L'amico immaginario

"Mi chiamo Budo.Esisto da cinque anni.
Cinque anni è una vita lunghissima per uno come me.
È stato Max a darmi questo nome.
Max è l’unico essere umano che riesce a vedermi.
I genitori di Max mi chiamano l’amico immaginario.
Non sono immaginario."

Inizia così il libro di Matthew Dicks, L'amico immaginario.
È Budo il narratore di questa storia. Budo è l'amico immaginario di Max, un bambino autistico che vive con i suoi genitori e frequenta una scuola per bambini normali.
Non è facile la vita per Max. Il papà e la mamma si vogliono bene, ma spesso litigano, forse a causa sua, forse perché entrambi vorrebbero il meglio per lui, ma hanno idee diverse di cosa sia questo "meglio". A scuola c'è Tommy, un bambino molto antipatico che si diverte a tirare a Max dei brutti scherzi. Per fortuna c'è Budo a dargli manforte.
L'atmosfera del libro è singolare. È appassionante vedere il mondo con gli occhi di un amico immaginario che non dorme mai e che sa un sacco di cose. E che, soprattutto, sa tutto di cosa vuole Max. Fino a che, un giorno, Max inizia a tenere un segreto anche a Budo. Si incontra di nascosto con una maestra e vieta a Budo di seguirli e di ascoltare ciò che si dicono. Budo è rattristato da questo cambiamento, ma anche preoccupato. E ha ragione: un giorno, improvvisamente, Max scompare. Budo sa che è stata la maestra a rapire Max. Ma come può aiutarlo? Nessuno lo vede, oltre Max. Nessuno può sentirlo. Ma un amico immaginario non si arrende.

Matthew Dicks scrive un romanzo delicato e coinvolgente, che tiene il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima pagina. Il finale quasi commuove, perché Budo non è solo l'amico immaginario di Max. È l'amico immaginario di tutti noi.

sabato 9 gennaio 2016

Hunger games- la saga

Cari lettori,
in questo periodo natalizio mi sono dedicata inaspettatamente ad una saga che ancora non avevo preso in considerazione: Hunger games. Sicuramente molti di voi l'hanno già letta, ma io fino ad oggi l'avevo proprio evitata. Infatti, fantascienza e fantasy non sono generi con cui vado molto d'accordo.
È capitato, però, che abbiano prestato questa trilogia a mia sorella. Avendo questi libri in giro per casa, ad un certo punto non ho resistito. E ho iniziato la lettura del primo volume di Suzanne Collins.
La storia è ambientata in un mondo di fantasia, dove una iper tecnologica Capitol City regna su 12 distretti ridotti pressoché in miseria. Ogni anno, ciascun distretto cede due giovani (i tributi) a Capitol City, che organizza appunto gli Hunger Games, crudeli giochi simili ai nostri reality show, dove un solo tributo sarà il vincitore. Colui che, uccidendo e scampando alla morte, riuscirà a rimanere l'ultimo concorrente in vita.
Un po' come Minosse e il Minotauro, un po' come il Grande Fratello, un po' come Il signore delle mosche di Golding. Un mix di suggestioni che risulta vincente.
Vediamo la storia attraverso gli occhi di Katniss, una ragazza del distretto 12 che, dalla morte di suo padre nelle miniere, ha preso su di sé il peso della famiglia. Per sfamare sua madre e sua sorella Prim, Katniss va a caccia di frodo nei boschi insieme a Gale, il suo migliore amico.
Quando arriva il giorno della Mietitura, evento che vedrà l'estrazione dei due nuovi tributi per ogni distretto, Prim partecipa all'estrazione per la prima volta, perché ormai ha l'età per essere scelta come concorrente per gli Hunger Games. E la sorte vuole che sia proprio il suo nome ad essere estratto dall'urna. Ma Katniss si offre volontaria al suo posto e così sarà lei, insieme a Peeta, il ragazzo del pane, il ragazzo che la ama segretamente da anni, a partire alla volta di Capitol City.
L'intero primo volume della saga segue passo passo i preparativi dei due tributi, la costruzione televisiva dei loro personaggi, l'assurdo business che si sviluppa attorno ad un crudele e sadico passatempo, le interviste durante le quali Peeta dichiara pubblicamente di amare Katniss dall'età di cinque anni, cogliendo alla sprovvista tutti, Katniss per prima.
Così, gli innamorati sventurati del distretto 12, come vengono da quel momento chiamati Peeta e Katniss, vengono buttati nell'arena insieme a tutti gli altri tributi. E gli spettatori di Capitol City non possono fare a meno di chiedersi come evolverà questa nuova edizione degli Hunger Games.

Ora, non andrò avanti nella descrizione della storia, per non togliere il gusto della lettura a chi ancora non conosce questa saga. Però vi dirò che ho letteralmente divorato il primo volume, pagina dopo pagina, anche io con gli occhi puntati sugli innamorati sventurati, chiedendomi chi avrebbe resistito più a lungo nell'arena. Chiedendomi chi sarebbe stato il vincitore. La suspance cresce fino al gran finale.
Proprio oggi ho terminato l'ultimo volume della trilogia, con quel vuoto enorme che solo i libri davvero avvincenti lasciano dietro di sé. Era dai tempi di Harry Potter che non amavo tanto dei personaggi, che non mi sentivo letteralmente dentro le pagine di un libro, che non ne sentivo la nostalgia una volta letta l'ultima frase dell'ultimo capitolo.
Senza ombra di dubbio, il personaggio che ho amato maggiormente è Perta. La Collins, con poche pennellate, descrive un personaggio capace di far innamorare. Un personaggio che è in assoluto il migliore di tutti, per il suo coraggio, per la sua tenacia e soprattutto per la purezza del suo animo.