giovedì 5 luglio 2012

Titoli e basta

Quando gli chiedevano che cosa facesse nella vita, Alfredo rispondeva sempre che lui era uno scrittore.
E ci credeva fermamente. E quando, allora, gli chiedevano che cosa avesse scritto, lui citava alcuni titoli che risultavano sconosciuti a tutti. E, il più delle volte, il discorso moriva lì, perché in realtà a nessuno importava davvero che Alfredo fosse uno scrittore. Eppure lui lo era. Pensava addirittura di avere il nome da scrittore. Cosa volesse dire questo, poi, esattamente, non lo sapeva neppure lui. Però pensava che Alfredo fosse un nome adatto. Tutto qui. E poi lui amava scrivere. Adorava proprio il gesto in sé, che caricava di profonda emozione ogni volta. Prendere una penna, con la punta morbida, sottile, in modo che le lettere potessero risultare belle a vedersi, le parole ordinate, le frasi sistemate in bella grafia, disposte sul foglio ordinatamente. Amava scegliere con cura il colore dell'inchiostro. Non sempre nero. Non sempre blu. A volte verde, o rosso. Ogni tanto anche viola, perché no. E poi amava la carta, i fogli sempre diversi per dimensione, grana, colore. Ma sempre a righe. Sempre.
Iniziava dal titolo. E' così che fa uno scrittore. Si comincia sempre dall'inizio. E quindi lui iniziava dal titolo.
Ne aveva tanti di titoli nella sua libreria personale.
  • Non ho nulla da dichiarare.
  • Sto aspettando il tuo ritorno.
  • Ancora nulla da dichiarare.
  • Continuo a scrivere.
  • Penna e calamaio.
  • Foglie d'autunno rigate d'inchiostro.
E così via altri sette o otto. Soltanto che erano solo titoli. Sì, esatto, proprio così. Titoli e basta. Con nulla dentro. Titoli vuoti. E Alfredo non si limitava certo a questo. No, lui era proprio uno scrittore. E uno scrittore il suo libro lo crea.
E allora Alfredo lo creava quel libro. Uno per ogni titolo. Sceglieva il formato, la carta, la copertina, le dimensioni. Tutto, fin nel dettaglio. E costruiva il volume a mano, con una perizia inimmaginabile. Tagliava i fogli tutti uguali, li allineava, li rilegava, li metteva in posa.
"Questo sarà una brossura, questo avrà una copertina cartonata, bella lucida, questo sarà un tascabile..." e così via. E poi, una volta terminato questo lavoro, il libro finiva nello scaffale. Con le sue belle pagine bianche. E con il titolo, naturalmente.
Un giorno, forse, li avrebbe riempiti.
Era uno scrittore lui.

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